Ricordo che era intorno al mese di maggio del 2010, quando il mio ufficio di Roma pubblicizzò la lista per i posti disponibili da ricoprire nelle Ambasciate e nei Consolati sparsi in tutto il mondo.
Io lavoravo nella sede di Londra dal 2006 e vi potevo rimanere ancora un anno.
Dopo una prima lettura dei posti disponibili dove avrei potuto fare domanda (tra i più ambiti Parigi, New York, Nizza, Marsiglia, San Paolo, Madrid, Barcellona, Berlino ecc.) compariva anche “ WOLFSBURG – URGENTE COPERTURA”.
Sapevo dove era collocata Wolfsburg perchè avevo lavorato a Francoforte ed a Stoccarda negli anni 90 e sapevo che Wolfsburg era la città del maggiolino, niente di più. Incuriosito, mi ricordai che in quella sede prestava servizio il mio fraterno amico Francesco.
Decisi di chiamarlo il giorno dopo e di chiedere notizie sulla città e sulla Sede, mi affascinava l’idea di fare una esperienza come Capo della struttura.
Composi il numero e dall’altro lato della cornetta mi rispose l’inconfondibile voce amica.
„Ciao“, dissi io, „fai ancora danni a Wolfsburg o pensi di andare via?“Era il nostro modo di scherzare sapendo ognuno della qualità e della professionalità dell’altro.
Risate e convenevoli vari e dopo la domanda secca:
„Come mai mi chiami, cosa hai combinato?“, mi chiese Francesco
„Ho visto la lista di trasferimento e pensavo di…“
Non mi fece finire la frase che mi rispose.

„Falla! Fai subito domanda! Wolfsburg é una isola felice, una città al di fuori del comune dove tutto gira intorno alla Volkswagen ma con grande dignità e senso di responsabilità. Gli italiani sono già alla terza generazione e lavorare qui non solo é utile per i nostri connazionali ma ti gratifica anche con un senso di appartenenza: ti senti a casa.“
„Mi hai convinto mando la mia candidatura.“

Il giorno del mio compleanno, l’11 aprile del 2011, iniziò la mia esperienza a Wolfsburg, trovai casa a pochi metri dall’ufficio, nel centro della città, a stretto contatto con la gente del posto, gli italiani e i tedeschi, con i connazionali e quelli che a breve sarebbero diventati i miei amici.
Passare da Londra a Wolfsburg per molti sembrava un suicidio, e prima di arrivare nella tranquilla cittadina un barlume di dubbio lo avevo anche io, ma dovetti ricredermi all’istante: i nostri concittadini, i colleghi (tra cui Francesco), la municipalità e la Volkswagen mi diedero un amichevole ma professionale benvenuto.
Pensavo di gestire un ufficio consolare e sconvolgerne le abitudini e i ritmi, ma ben presto capii che non era necessario perché perfettamente funzionante e ricco di collaborazioni con le associazioni italiane, le imprese locali e soprattutto con il Comune e la fabbrica automobilistica.
Poi mi misi a tavolino con Francesco e cercammo di organizzare tracciare un progetto che doveva essere qualcosa di più umano oltre alla burocrazia, qualcosa che andasse a favore della città e dei suoi cittadini, italiani o tedeschi che fossero. Iniziò quindi una lunga, lunghissima serie di eventi, incontri, rappresentazioni, concerti, serate cinematografiche e mostre, pranzi e cene a favore della collettività o di persone meno fortunate, accogliemmo gli italiani emigrati di ultima generazione, li integrammo nel tessuto perfettamente funzionante della città. Insomma, non stampavamo soltanto passaporti e carte d’identità…

Vorrei citare uno solo degli eventi per dare una idea della partecipazione nostra e della città: il 50esimo anniversario dell’arrivo del primo treno con operai italiani provenienti da tutta l’Italia secondo l’accordo bilaterale della fine degli anni 50. Doveva essere, secondo i primi incontri organizzativi con il Comune e la Volkswagen, un saluto a favore dei circa 130 operai italiani arrivati con quel primo treno e ancora residenti a Wolfsburg. Ma le idee si susseguivano a tambur battente e nell’arco dell’anno 2012, questo l’anno in cui cadeva l’anniversario, ci furono almeno 30 eventi grandi e numerosissimi minori, ma non per importanza. Basti pensare al concerto di Eros Ramazzotti e Ludovico Einaudi, il torneo triangolare delle „vecchie glorie“ del VfL Wolfsburg, della Lupo Martini e del Milan, la grande festa con la presenza di rappresentanti governativi italiani e circa 7.500 persone, le tazzine di caffè con il logo creato appositamente per l’anniversario (un treno tricolore davanti alle ciminiere della VW) utilizzate nella gran parte dei bar e ristoranti italiani della città.
E adesso penso che quei cinque anni son passati troppo in fretta, avrei voluto fare di più, molto di più, ma sono certo che i miei successori faranno altrettanto per questa città che ha dato tanto ai miei connazionali, ma che ha anche ricevuto tanto da loro.
Ho quindi passato i seguenti tre anni presso il Ministero degli Affari Esteri a Roma, dove ero a strettissimo contatto con Francesco, anche lui rientrato „alla base“. Ma la Germania ci ha richiamati e siamo ancora una volta su territorio „amico“, io ad Hannover non lontano da Wolfsburg e Francesco a Stoccarda, tutti e due a fare ancora danni…
Eine Migrationsgeschichte von Francesco Lo Iudice
Eine Antwort
Un bel riassunto noi siamo Felici di aver collaborato e trascorso questi anni insieme a voi.grande regia..